Una domenica mattina tranquilla, di quelle che te la prendi con comodo e ti godi delle piccole gestualità, mentre gli altri dormono ancora, come preparare la tavola con cura, rassettare i cuscini del divano su cui è impressa la sagoma di Leopoldino prima che arrivino gli ospiti, controllare di tanto in tanto la crostata che diventa croccante e dorata in forno, affettare il tuo pane sul tagliere assaggiandone un bocconcino ogni tanto, ascoltare la zuppa che borbotta mollemente sul fuoco, e, mentre mi muovo per la casa silenziosa, i ricordi vengono a galla.
Quando abitavamo ancora tutti insieme con i miei, il risveglio aveva il suono della manovella della macchinetta per la pasta che girava ritmicamente, aveva il colore della sfoglia all’uovo stesa sulla spianatoia, il profumo, dolce e pepato della noce moscata nel ripieno dei cappelletti e quello corposo e avvolgente di un brodo fumante ‘ricco e grasso’ tenuto al caldo sul fuoco. Ciondolanti di sonno entravamo in cucina come attirati da un effluvio magico e trovavamo loro due, con i grembiuli indosso, lei con fiorellini ricamati a mano e lui a strisce verticali bianche e rosse, indaffarati a preparare il pranzo ma, soprattutto, felici di vederci. Una scena indimenticabile.
Un angolino del tavolo di cucina era sempre tenuto sgombero per permetterci di fare colazione a due alla volta, nonostante la spianatoia prendesse un sacco di posto ma, una ditata a quel meraviglioso ripieno di nascosto a papà che, versandoci il latte, faceva finta di non vedere, era assolutamente d’obbligo.
La domenica tutto era permesso, alzarsi tardi, stare in pigiama un po’ di più e … dare ditate al ripieno.
Sembra un sogno ma è stato così per molto tempo, il tempo sufficiente per imprimercelo bene dentro. C’è chi mi ha chiesto, pochi giorni fa, quasi stupito, da cosa derivi tanta ‘dolcezza’ d’animo nei miei fratelli, nella mia famiglia. Credo la risposta stia dentro quella casa, in quella cucina.
Con questa ricetta non vi racconto nulla di nuovo, una vellutata che sanno fare tutti e che si potrebbe definire ‘banale’ se non fosse che, ogni volta che la preparo, mi stupisco per quanto sia buona e piacevole da gustare. Un piccolo trucco c’è secondo me, ed è quello di non far cuocere troppo le verdure ma solo il tempo necessario perché si ammorbidiscano senza perdere totalmente in vividezza e consistenza. Si presta a molte varianti soprattutto aggiungendo erbe aromatiche fresche e profumandola con qualche spezia particolare.
Oggi ho scelto, non a caso, la noce moscata.
Ingredienti per 6 persone
800 g di polpa di zucca
2 patate medie
2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla rossa
150 ml di panna fresca o yogurt
1,5 l di brodo vegetale q.b.
qualche rametto di finocchietto selvatico (o altra erba aromatica fresca)
olio extravergine d’oliva
1 cucchiaino di noce moscata grattugiata
sale e pepe
Taglio a cubetti la polpa di zucca e le patate precedentemente pelate, raschio le carote, sbuccio la cipolla, elimino i filamenti al sedano e li affetto grossolanamente. In una casseruola capiente scaldo un paio di cucchiai di olio extravergine d’oliva e vi faccio rosolare per qualche minuto il misto di odori (sedano carota e cipolla) aggiungendo anche 2 rametti di finocchietto selvatico, regolo di sale. Nel frattempo scaldo il brodo vegetale o semplicemente dell’acqua, aggiungo nella casseruola le patate e la zucca, mescolo bene in modo da farle insaporire e poi aggiungo il brodo fino a coprire a filo le verdure. E’ sempre preferibile non aggiungere subito molto liquido in modo da riuscire a regolare successivamente il grado di densità desiderata. Porto a bollore la zuppa, abbasso la fiamma e lascio sobbollire dolcemente per circa 20/25 minuti, o il tempo necessario a che tutte le verdure siano diventate morbide ma ancora abbastanza tenaci.
A fine cottura frullo la zuppa, aggiungendo se necessario dell’altro brodo caldo, fino a raggiungere la densità voluta, profumo con un cucchiaino di noce moscata.
Unisco la panna fresca mescolo e regolo di sale e pepe. Per una alternativa più d’effetto, distribuite la vellutata nei piatti da portata, decorate la vellutata con un cucchiaio di panna o yogurt (per una versione più light), aggiungete una spolverata di pepe macinato al momento e completate con un rametto di finocchietto selvatico fresco.
Che sia un buon inizio per tutti voi!
Pippi
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RispondiEliminaChe bella descrizione, c'è proprio profumo di domenica autentica in queste tue parole e di confortante routine familiare; quei momenti che non si dimenticano e in qualche modo sono parte del modo in cui ragioniamo e ci muoviamo ogni giorno! Ci piace tutto, il pentolino di rame, le due coppette pronte ad accogliere il liquido, il cucchiaio di legno e naturalmente la vellutata, un classico è vero ma come tale sempre meraviglioso! Un abbraccio
RispondiEliminaChe meravigliose emozioni questa domenica..profuma proprio di cose belle e buone, esattamente come la tua vellutata :-)
RispondiEliminaBuon inizio settimana anche a te <3
Che bello questo racconto Laura...mi hai emozionato e suscitato ricordi sopiti. E forse è proprio così...la dolcezza che ci portiamo dentro è quella di tutto l'amore che abbiamo assorbito da piccoli.
RispondiEliminaUn abbraccio grande e un bacino a Leopoldino. :-)
Alice
Venire a trovarti fa bene agli occhi e al cuore perché emozioni e poi al profondo blu acceso dall'arancio della vellutata di zucca non so resistere. Ho anche visto la ricetta pugliese che è stata promossa da Anna quindi che dire di più...brava sempre.
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