venerdì 31 gennaio 2014

Magie in cucina. Igles Corelli e Prime Uve Bonaventura Maschio

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Sono arrivata in anticipo. Come sempre del resto. Ero emozionata e avevo messo persino le scarpe con i tacchi per l’occasione, ma traballavo.

Entrata in punta di piedi, quasi per non far rumore sono stata accolta però da un’ondata di sorrisi, ed io, ai sorrisi, si sa, sono molto sensibile.

Il locale era pronto, luce soffusa e una musica jazz di sottofondo avvolgente, quasi sensuale, che lo rendeva ancor più elegante, sobrio, accogliente. Poi hanno chiamato il maestro, Igles Corelli, e quando mi sono presentata e mi ha stretto la mano, quasi non sentivo più i tacchi sotto di me…

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Il maestro era nella sua cucina che si affaccia sulla sala come una finestra sul mondo. Gli ultimi ritocchi e poi la serata avrà inizio. Si respira un aria di tranquillità, pace e calma.  Chissà, forse perché  il ristorante Atman si trova in uno stabile che nella metà del ‘500 era stato un convento e luogo di culto delle monache benedettine o forse perché quello che una volta era il chiostro, su cui si affaccia la bella terrazza, ora è la Piazza del Grano dove il sabato si svolge il mercato delle frutta e della verdura. Ci sono legami forti con la spiritualità da una parte e la terra dall’altra. E anche a questo sono molto sensibile.

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  La serata a cui ho partecipato fa parte di una serie di eventi che si sviluppano all’interno di un bellissimo progetto promosso da Slow Food: l’ Alleanza tra i cuochi e i Presidi Slow Food. Una rete solidale dove i cuochi sposano la filosofia di Slow Food privilegiando le materie prime locali, la stagionalità e soprattutto lavorano a stretto contatto con i piccoli produttori per valorizzarli e sostenerli. I ristoranti aderenti, e oggi in Italia sono ben 290, si impegnano ad inserire all’interno del loro menù almeno 3 prodotti dei Presidi, privilegiando quelli del proprio territorio e citando i produttori che li hanno forniti.

Queste cene raccolgono i fondi necessari per sostenere la nascita di nuovi presidi come per esempio quello del fagiolo rosso di Lucca nel 2011  oppure per sostenere finanziariamente le campagne e i progetti internazionali della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e di Terra Madre.

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Sponsor del progetto dell’Alleanza è Bonaventura Maschio, un’azienda a cui sono molto legata anche affettivamente e di cui vi ho già parlato in questo post, racconto e reportage di una visita alla distilleria in compagnia di altri colleghi, guidati e accolti dai titolari dell’azienda, Anna e Andrea Maschio, con la simpatia e l’affabilità che li contraddistingue, e anche lì, credetemi si sorride molto.

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Il filo conduttore del menù ideato da Igles Corelli, Chef patron del ristorante Atman, sono proprio le Prime Uve Bonaventura Maschio che si legano perfettamente ai prodotti e alle materie prime utilizzate per questo evento.

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Questa ‘finestra’ permette di interagire con la cucina e gli chefs in ogni momento della serata.. non vi nascondo che avrei voluto rimanerci appiccicata con il naso e la fronte per scrutare tutto, ma proprio tutto di quello che accadevo lì dentro.Comunque, guardarlo mentre prepara quel divino risotto, circondato da quelle casseruole di rame e i mestoli appesi e i fuochi accesi e i vapori… ti da la sensazione che lui stia cucinando proprio per te…e ti senti coccolata. Igles Corelli Prime Uve Bonaventura-5936-3

La serata è iniziata con una fantasia di lievitati che avrebbe fatto resuscitare i morti. Dei grissini fragranti, piccole palline di gnocco fritto leggerissime, del profumato pane speziato al cacao,  piccoli bocconcini di pane bianco il tutto accompagnato da un Pinot grigio del Collio del 2012…vi lascio solo immaginare….

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Le danze si aprono con uno sformato di topinambur e gamberi di Porto Santo Spirito ( ancora spiritualità e terra madre) in guazzetto di pomodoro di Torre Guaceto e calamari (tenerissimi che si scioglievano in bocca) alle Prime Uve Bianca Selezione 25° Anniversario. Un equilibrio di sapori e consistenze davvero incredibile.

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Il primo piatto, un cremosissimo risotto Acquerello al parmigiano vacche bianche, lime ( che dona un tocco di freschezza) e aria di Prime Uve Oro che invece regala al piatto una delicata nota alcolica  e quindi la  sua parte di ‘spiritualità’. Mantecato magistralmente.

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Il secondo piatto… un trionfo ! (Amici vegani e vegetariani chiudete orecchie e occhi per favore…)

Germano reale ripieno di pinoli di San Rossore e salsa alle Prime Uve Nere.

Non avevo mai mangiato il germano reale, avrei pensato ad una carne un pò stopposa o comunque dal forte sapore invece è stato una vera sorpresa. Decisamente il mio piatto preferito della serata. Dal primo boccone, tagliandolo con il coltello, già avevo capito che la carne cedeva teneramente alla lama e una volta portato in bocca, i sapori così delicati e aromatici  nello stesso tempo hanno rallegrato le mie papille gustative.. e me lo sono goduto lentamente, boccone dopo boccone.

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Il dessert è stato anche questo un piatto incredibile nella sua apparente semplicità: Uva marinata nella Prime Uve Bianca Selezione 25° Anniversario, uovo di Parisi gratinato in zabaione….il commento di mio marito: perchè non me lo prepari mai lo zabaione? ecco… Rompere quella crosticina in superficie e scoprire tutta la morbidezza di uno zabaione vellutato e non molto dolce (come piace a me) e i chicchi d’uva nera marinati… qui la nota spirituale è che quando lo mangi ti senti in Paradiso.

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Ottimi vini hanno accompagnato ogni piatto, scelti anche tra piccole aziende biodinamiche come il Rosso di Bolgheri di Casa di Terra fino ad un eccellente Moscato d’Asti per il dessert.

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E per concludere in bellezza, la magia che ci ha accompagnato per tutta la cena ha avuto il suo punto di massima spettacolarità con Le medicine  dell’anima…

 e se non c’è spiritualità qui…

Un frozen di mango, ananas e lime ghiacciato in azoto liquido, servito in ampolline di vetro accompagnato da un raviolo di pasta all’uovo gratinato, ripieno di crema e cioccolato…

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Un servizio impeccabile, sempre attento ad ogni più piccolo particolare e si sono prodigati in mille modi per farmi fare una bella foto con l’azoto liquido, alla fine è arrivato direttamente al mio tavolo uno degli chefs della brigata per versare azoto a volontà sulle ampolline per la gioia mia e il divertimento anche degli altri commensali… gliene sarò per sempre grata!!

Ma volete sapere quale è stato l’augurio che mi è stato fatto prima di andar via? “le auguro tanti, tanti sorrisi”,  incredibile vero?

Bene, io ci torno.

 

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Pippi

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martedì 28 gennaio 2014

Crostata al cioccolato e lamponi e buon blogcompleanno a me! – Chocolate and raspberries tart

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Voglio bene al mio blog, so che ci sono stati momenti in cui sono stata più costante nel pubblicare post e ricette, ma non potrei stare senza di lui. E senza di voi.

La cosa che mi fa sentire felicemente ‘libera’ è che lui rimarrà sempre lo specchio della mia vita, in tutto e per tutto, dove scrivo quello che sento, quando mi sento (infatti non riesco mai a programmare i post), e solo su ciò che ritengo valido (secondo il mio modesto giudizio). E’ un pò come entrare nella mia cucina, sempre un pò in disordine, ma piena di cose che mi piacciono e dove mi diverto a cucinare ricette che scelgo in base all’umore o all’ispirazione del momento.

Sei anni e se mi guardo indietro quasi non ci credo.

Questo piccolo blog, iniziato per caso, in un freddo giorno di gennaio, è riuscito a farmi  diventare una cuoca migliore, più curiosa e consapevole allo stesso tempo e ha fatto di me una donna nuova. Se fosse una medicina ne consiglierei una compressina una volta alla settimana. 

Per il bolgcompleanno di quest’anno volevo una torta che mi rispecchiasse: semplice, concreta ma con un pizzico di fantasia e anche un pochino vanitosa… il che non guasta mai, ma soprattutto cercavo una nota decisa di colore e cosa c’è di meglio dei lamponi (anche se non sono per niente di stagione)? Ma si sa a volte per essere belle bisogna scendere a qualche piccolo compromesso… come quando, per un’occasione importante, dovete mettervi in ‘abito da sera’ leggero e con le spalle scoperte in inverno. Uguale. Una volta ogni tanto si può fare. Fu così che girovagando su Pinterest in cerca di ispirazione, mi sono imbattuta in questo dolce che racchiudeva in sé tutto quello che cercavo. Ho scoperto che l’autrice di questo dolce è la bravissima  Maria Lunarillos del blog La Receta de la Felicidad, un blog davvero splendido, e mi sono affidata completamente alla sua ricetta, o quasi, ma ho fatto davvero delle modifiche impercettibili. 

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Ingredienti:

200 gr farina

150 gr burro molto freddo  a cubetti

40 gr cacao in polvere amaro

80 gr zucchero

2 cucchiai di vodka molto fredda

1 pizzico di sale

per la farcia al cioccolato bianco:

300 gr di cioccolato bianco

250 ml panna fresca

100 gr burro

300 gr mascarpone

200 gr lamponi freschi

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Nella ciotola dell’impastatrice ho setacciato la farina con il cacao, unito lo zucchero, il sale e poi ho dato una bella mescolata con il gancio K. Mentre la macchina lavorava a velocità minima ho aggiunto il burro freddo a cubetti e la Vodka anche quella fredda. Quando il tutto si è impastato bene ho formato una palla che ho poi messo a riposare in frigorifero per 2 ore.

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Spolverate di farina la spianatoia e stendete la frolla in una sfoglia abbastanza spessa circa 5 mm, ricoprite una teglia di 24 cm di diametro (una di quelle con il fondo removibile, così vi rimarrà molto semplice sformarla senza fare danni), bucherellate il fondo con una forchetta, ricoprite la pasta con della carta da forno e versateci dentro i legumi secchi o le pallina di porcellana per la cottura in bianco e lasciate riposare in freezer per 15/20 minuti. Nel frattempo accendete il forno e portatelo a 180°. Trascorso il tempo di riposo nel freezer cuocete in forno caldo per 25 minuti.

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La crema. In una casseruola antiaderente ho portato a bollore la panna, l’ho tolta dal fuoco e vi ho aggiunto il cioccolato bianco tagliato a pezzetti e il burro. Con una spatola ho mescolato bene finché il cioccolato non si è sciolto del tutto. Per farla raffreddare più velocemente l’ho travasata in una ciotola. A questo punto, una volta che si sarà ben raffreddata, basta incorporare il mascarpone e il gioco è fatto.

Ho riempito il guscio di  frolla con la crema al cioccolato e ho lasciato tutta la notte in frigorifero. Prima di servirla ho guarnito la superficie con i lamponi freschi.

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Serve che vi dica che è buona? 

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Ingredients:

200 g flour 

150 g butter, very cold, and cut into squares 

80 g sugar

40 g unsweetened cococa powder  

1 pinch of salt

2 tbs vodka, very cold

White chocolate and mascarpone filling:

300 g white chocolate 

250 ml double cream

100 g butter 

300 gr mascarpone cheese

Combine the flour, sugar, cocoa and salt in the bowl of mixer. Mix the ingredients with the cold diced butter and the vodka, just until the dough comes together. Refrigerate for at least 2 hours.

Remove crust dough from the refrigerator. Roll out with a rolling pin on a lightly floured surface to a circle of about 0,5 cm thick. Carefully place onto a 24 cm of diameter flutted pie plate. Gently press the pie dough down, and cut edges. Fit a circle of parchment or foil into the crust and fill with dried beans before baking.

Place in the freezer for 15 minutes,  preheat the oven to 180 ºC and bake for 25-30 minutes. Let cool completely before unmolding.

In a medium saucepan, bring cream to the boil. Remove from heat, add chopped chocolate and butter, and let rest for 5 minutes. Then stir until dissolved. Add mascarpone cheese, and stir until combined. Pour chocolate-mascarpone filling over cocoa crust, and chill until set, preferably overnight.

Just before serving, decorate with fresh raspberries.

 

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Pippi

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lunedì 27 gennaio 2014

“Mangiar con gli occhi” n°2

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Il primo incontro è stato davvero un successo, un’esperienza che ci ha arricchito moltissimo grazie alla grande generosità del Maestro Renato Marcialis.

Proprio per questo motivo, e prima di affrontare altri corsi più avanzati per l’anno 2014, abbiamo pensato di riproporre la formula del workshop di novembre, in modo da dare la possibilità anche a chi non ha potuto, di prendervi parte nella sessione di febbraio.

Sarà una giornata intensa, ve lo anticipo, tutto sarà improntato però alla condivisione di esperienze e ‘trucchi’ del mestiere e, soprattutto, al confronto sereno e stimolante.

Ecco il  programma:

1) proiezione di immagini e discussioni

2) aneddoti e trucchi realizzati con ingegno

3) pausa pranzo (nello studio del maestro)

4)pratica di still life con flash elettronici

Per ricevere informazioni più dettagliate sul corso potete rivolgervi a me, scrivendomi a laurad66@hotmail.it  e mettendo come oggetto MARCIALIS.

Il corso è a numero limitato.

Vi aspettiamo!

 

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Pippi

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giovedì 16 gennaio 2014

Dulce de leche

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Ne valeva la pena.

Ho trascorso più di un’ora mescolando lentamente. Lì per lì mi sembrava un’idea pazzesca…mescolando e rimescolando si formano dei cerchi concentrici che ti trovi a inseguire con gli occhi, come quando butti un sassolino nello stagno…ed è lì che comincia il bello. All’inizio, i movimenti sono veloci e il mestolo sfugge via in quel composto così liquido e bianco, cominci a guardare l’orologio con impazienza e pensi a tutte le cose che avresti potuto fare in quel lasso di tempo, mentre ti senti costretta e legata, indissolubilmente, a quel mestolo di legno che da solo, proprio, non può girare e girare, senza pausa.

Per esempio come riordinare il cassetto dove tieni i canovacci, che è lì, a dieci centimetri da dove ti trovi e che, da settimane, stai pensando che in quelle condizioni non può rimanere, oppure avresti potuto finalmente tirare fuori la piastra e stirarti i capelli, tanto per cambiare il look e sentirti più giovane, ci sarebbe anche da rispondere ai commenti sul blog e da trascrivere alcune idee prima che te le dimentichi, ma no, non puoi. Devi rimanere lì.  E mescolare e ri-mescolare.

E va bene.

Allora mescolo.

E mescolando e ri- mescolando è come se, i tuoi pensieri, che prima si accavallavano, quasi inferociti, adesso rallentassero e si muovessero più sinuosamente intorno a quei cerchi concentrici che nel frattempo sono diventati morbidi  e di un delizioso color caramello … il mestolo disegna onde lente, la crema sta prendendo corpo e sprigiona un profumo che suscita sensazioni quasi dimenticate.  Le caramelle  mou, te le ricordi?….da quanto tempo non sentivi più quel profumo? E’ così lucida e cremosa ora  e più mescoli e più i tuoi pensieri si impastano dentro quelle onde morbide, non puoi resistere, allunghi un dito e lo intingi. Poi chiudi gli occhi e..

Sì, ne valeva davvero la pena.

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Ingredienti:

1 litro latte intero

300 gr zucchero semolato

1/2 cucchiaino di bicarbonato

semi di 1/2 bacca di vaniglia

tanta pazienza…..

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In una casseruola antiaderente versare il latte con lo zucchero e mescolare bene, aggiungere il bicarbonato e i semi di vaniglia. A fuoco sostenuto portare ad ebollizione e poi, proseguire la cottura a fuoco medio continuando a mescolare, soprattutto nella parte finale quando sta per addensarsi. La cottura impiegherà circa un’oretta e mezza. Tenete conto che raffreddandosi si indurisce quindi fate attenzione a non esagerare con la cottura.

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Ingredients:

1 l whole milk

300 g caster sugar

1/2 teaspoon of bicarbonate

the seeds of 1/2 vanilla pod

a lot of patience….

In a non-stick saucepan, mix together milk and sugar, then add the bicarbonate and the vanilla seeds. Bring to a boil on high heat, then, go on cooking at a medium heat stirring constantly for about one hour and a half, above all in the final part when the mixing thickens.

Be careful not overcooking because this mixture thickens on cooling.

 

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Pippi

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domenica 12 gennaio 2014

Re-Cake: Classic lemon cheesecake

 

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Stamattina mi sono alzata quasi con impazienza, eppure è domenica …

Ho intravisto una luce diversa che filtrava dalle persiane. Ho sentito dei bambini che ridevano. Forse si rincorrevano. Mi sono sfilata da sotto le coperte cercando di non far rumore…

Afferrato un cardigan al volo e a piedi nudi, sono corsa giù per le scale, volevo capire da dove venisse quella strana sensazione…

Era il sole, era un profumo diverso, era il mio respiro che all’aria aperta non emetteva più vapore… erano i piedi nudi a contatto con il pavimento quasi tiepido, non un brivido di freddo. Solo un leggero tepore che sfiorava la pelle.

Persino la lavanda sta tentando di fiorire.

Un piccolo, breve, accenno di primavera. Io ci credo.

 

Finalmente sono riuscita a partecipare in tempo per il 4° Re-Cake, questo mese è infatti dedicato ad un classico della pasticceria americana, la Lemon Cheesecake. Questa la linea guida che è stata fornita dal team di Re-Cake a cui si potevano fare piccole variazioni.

1530514_212340382285950_721884573_n Ho scelto di legare questa ricetta d’oltreoceano al mio territorio utilizzando i limoni di Castagnetola  (MS) che sono davvero speciali essendo molto dolci e profumati. Il profumo del limone e della sua scorza così ricca di oli essenziali si sposa perfettamente con la menta che ancora cresce nella mia aiuola. Per accompagnare la ricotta, ingrediente insostituibile, ho preferito la robiola per quel suo leggero sentore acidulo e il suo inconfondibile sapore di latte e, come copertura, una nuvola di panna montata.

Un dolce che si fa velocemente ma che per riuscire bene ha bisogno di un una buona dose d’amore, una cottura lenta, una temperatura non aggressiva e alcune ore di pazienza prima di poter essere mangiato. Ma queste piccole accortezze di delicatezza  vi verranno generosamente restituite da un sapore divino e una consistenza che vi stupirà. Provate.

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Ingredienti:

per la base ho utilizzato

110 gr biscotti secchi, 75 gr mandorle tritate finemente, 60 gr burro fuso

Per la farcia:

330 gr robiola

450 gr ricotta

4 uova

300 gr zucchero semolato

scorza grattugiata di un limone

60 ml di succo di limone

1 cucchiaio e 1/2 di maizena

2 cucchiai di acqua

250 ml panna fresca

1 cucchiaio di zucchero a velo

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Macinate finemente le mandorle pelate con un cucchiaio di zucchero, tritate finemente in un robot i biscotti secchi ed unitevi le mandorle tritate. Amalgamate il tutto con il burro fuso. Foderate con carta da forno la base di una teglia a cerniera di 20 cm di diametro, imburrate i bordi della teglia e foderateli con una striscia di carta da forno di due o tre cm più alta dei bordi stessi. Ricoprite la base con il composto di biscotti compattandoli bene. Mettete in frigorifero per una mezz’oretta a rassodare.

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Nel frattempo preparate la crema di formaggio. In una ciotola lavorate la robiola con delle fruste elettriche in modo da renderle molto cremose. Stemperate la maizena con l’acqua ed unitela alla crema di robiola. Unite le uova una alla volta incorporandole  bene, la ricotta, lo zucchero, la scorza e il succo di limone lavorando con la frusta fino ad ottenere un composto liscio.

Riempite il guscio di biscotti con la crema di formaggio ed infornate a 150° cuocendo per 1 ora e 20 minuti. A fine cottura lasciate raffreddare la torta dieci minuti dentro il forno spento e poi una volta a temperatura ambiente tenetela in frigorifero per qualche ora prima di servirla.

Come decorazione finale sono andata sul classico che di più non si può, ho montato 250 ml di panna fresca con 1 cucchiaio di zucchero a velo e ho distribuito sopra un pò di buccia grattugiata di limone e delle foglioline di menta fresca. Ha avuto successo. Felice io.

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Vi aspettiamo, c’è tempo fino al 28 gennaio se volete partecipare!

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Ingredients: 

110 gr Biscuits,

75 gr finely chopped almonds,

60 g butter, melted

For the filling:

330 g soft cheese

450 gr ricotta cheese

4 eggs

300g caster sugar

finely grated lemon rind 

60 ml of lemon juice

1 1/2  tablespoon of cornstarch

2 tablespoons water

250 ml puring cream, whipped

1 tablespoon of icing sugar

Finely chop, in a food processor, the biscuits and mix together with the grounted almonds.Combine the compost with the melted butter. Line with non –stick baking paper the base of a  20 cm round springform tin,  grease the edges of the baking tin and line the inside, too, with a strip of non-stick of baking paper two or three cm higher. Using the back of a spoon press the mixture of biscuits into the base. Let to rest in fridge for half an hour to firm.

Mix the cornstarch with water.

Meanwhile, make the filling. In a food processor place the soft cheese (robiola) and process until smooth. Add the compost of cornstarch. Add the eggs, one at a time, the ricotta cheese, the sugar, the grated zest and  the lemon juice whisking well. 

Pour the cream cheese over the biscuits base and bake at 150 degrees for 1 hour and 20 minutes or until light golden. Once cooked, allow to cool in the oven for ten minutes, then, once at room temperature, keep it in the fridge for a few hours before serving.

Whip the fresh cream with a tablespoon of icing sugar. 

Top with the whipped cream, some lemon grated rind and some mint leaves.

 

 

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Pippi

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giovedì 9 gennaio 2014

Zuppa ‘vegana’ con miglio e mandorle - Veggy soup with millet and almond

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Esistono cose piccole che possono far tornare il sorriso.

Parole che ascolti, fingendo noncuranza, ma che aspettavi con ansia.

Note quasi dimenticate che toccano le tue corde e aprono il cuore.

Una telefonata, una voce, una promessa…

Bagliori di luce che mi caricano di energia e mi fanno avere fiducia.

Da qualche mese la mia vita è cambiata, per certi versi ‘rallentata’ e questo mi dà la possibilità di scorgere con stupore cose che prima ‘vedevo’ solo di sfuggita.

E’ come se i miei occhi fossero più attenti, l’udito più sensibile, l’olfatto più acuto. Non una wonder woman ma una donna che  sta cominciando a guardarsi intorno con tante domande. E’ come prendere le misure a palmi, toccandolo, al mondo in cui ti ritrovi, non per rinchiuderlo o delimitarlo ma semplicemente per capire.

Il nuovo anno è iniziato infatti in un luogo incantevole, al freddo sì, perché l’inverno deve essere freddo, ma riscaldato da persone vere, quelle a cui tengo di più.

Ecco, vorrei tanto che proseguisse in questo modo.  Niente di più.

E visto che mi sentivo quasi ‘monastica’ in questa mia nuova prospettiva per il futuro (ma non vi fidate tanto)… l’altro giorno ho tirato fuori un libro davvero carino intitolato proprio “Ricette e Segreti dei Monasteri” di Laurence e Gilles Laurendon. Ci sono tante idee carine e soprattutto brevi aneddoti che, solo a leggerli, ti catapultano in un mondo pieno di pace e serenità.

Ecco dove nasce l’idea di questa zuppa che, pur ristabilendo gli equilibri alimentari, messi in gioco dalle malefatte festive, dona comunque una bella dose di energia grazie alla presenza del miglio, che oltre ad essere un cereale ricco di sali minerali, non contiene glutine e quindi è perfetto per i nostri amici celiaci, è estremamente digeribile e aiuta anche nei casi di acidità di stomaco, nonché alla presenza delle mandorle ricche di vitamine,  e che come il miglio, combattono il malumore.. insomma sono due antidepressivi naturali. La dolcezza delle carote e il porro, con il suo delicato sentore di cipolla, arricchiscono il gusto e il colore di questa semplice zuppa, profumata dall’origano fresco aggiunto solo alla fine e, a chi piace, per una sferzatina di sapore in più, aggiungete pure una bella macinata di pepe nero.

Per questa zuppa ho preparato prima un brodo vegetale  con carota, sedano, cipolla, uno spicchio d’aglio, un gambo o due di prezzemolo, un pomodorino e una manciatina di sale dolce di Cervia.

L’ho chiamata vegana o veggy così, per simpatia nei confronti dei miei amici vegani e vegetariani da cui cui ho tanto da imparare e a cui dedico sempre poche ricette.

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Dalla ricetta originale ho fatto solo una piccola variazione, preferendo il miglio al bulgur di farro.

Ingredienti per 4 persone:

3 carote

2 porri

1 litro di brodo vegetale

40 gr mandorle tritate finemente

100 gr miglio decorticato

origano fresco qualche fogliolina

olio extravergine d’oliva q.b.

sale e pepe macinati freschi

 

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Per prima cosa ho pulito i porri eliminando le foglie esterne, la base radicale e la parte verde, li ho tagliati a rondelle e sciacquati molto bene. Ho poi pelato le carote, spuntate e tagliate a cubetti piuttosto piccoli.

In una casseruola ho scaldato un paio di cucchiai di buon olio extravergine in cui ho fatto rosolare la carota e dopo un minuto o due il porro a rondelle, aiutandomi con poco brodo bollente per non aggiungere troppo olio. Quando le verdurine si sono ammorbidite ho unito il brodo vegetale bollente e il miglio sciacquato sotto acqua corrente.

Ho alzato la fiamma e fatto sobbollire il tutto per circa 20 minuti.

A fine cottura ho aggiunto le mandorle tritate,

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ho condito con un filo d’olio extravergine, qualche fogliolina  di origano e una bella macinata di pepe nero.

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Ingredients for 4 people:

3 carrots

2 leeks

1 liter of vegetable stock

40 g finely chopped almonds

100g millet

a few leaves of fresh oregano

extra virgin olive oil q.b.

salt and fresh ground pepper

First of all clean the leeks by removing the outer leaves and cutting off the root, cut them into slices and rins very well. Then peel  the carrots and dice quite small.

Place a saucepan on a high heat with a couple of tablespoons of good extravirgin olive oil, add all your chopped and sliced ingredient and mix together, cook for some minutes until the vegetables are soft, then add  the boiling vegetable stock and the rinsed millet. Give the soup a good stir and bring to the boil. Reduce the heat and simmer for about 20 minutes.

Remove the saucepan from the heat, season with the chopped almonds, a few leaves of oregano, a tablespoon of extravergin olive oil and the ground salt and pepper.

 

 

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Pippi

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giovedì 2 gennaio 2014

Un Capodanno sulle Alpi Apuane -

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(La colonna sonora di questo post: Sting “ If on a winter’s night…”)

Desideravo un capodanno diverso, lontano da cenoni, luci sgargianti e rumori fastidiosi.

Volevo potermi stupire, alzando lo sguardo al cielo, non per i fuochi d’artificio, ma per qualcosa di più incredibile e magico: i miliardi di stelle che lo popolano ordinatamente.

Volevo respirare aria pulita, lavarmi i denti con acqua gelata, e sentire lo scricchiolio delle foglie ghiacciate sotto i miei piedi.

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Mi mancava il profumo del muschio e della terra umida ….

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la luce chiara del primo mattino …

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il ristoro di un caffé bollente dopo una camminata faticosa …

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e riscoprire la ‘ricchezza’ di un pasto semplice cotto con lentezza…

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Tutto grazie a Rosy e Fé che ci hanno ospitati in questa casetta al limitare del bosco. 

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Vi lascio queste immagini che vorrei parlassero per me:ero al “Puntato” nel Parco delle Alpi Apuane. Un posto incantevole!

Buon 2014!

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Puntato casa Rosy e Fé-5113

Puntato casa Rosy e Fé-5181

E Leopoldino aspetta il suo ‘papà’ che sta tornando con la legna per accendere il focolare…..

Puntato casa Rosy e Fé-4937

amore mio ….

Puntato casa Rosy e Fé-4916

 

with love

Pippi

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